Molti sono i termini che accompagnano naturalmente la vita del nostro PC. Ogni componente ha degli stati precisi, le maniere con il quale vengono regolate, e tutte le definizioni precise che riguardano sintomi ed altro ancora. In questo caso, bisogna anche constatare il fattore tecnico che viene associato con l’MTBF.
Definito come Mean Time Between Failures, questa non è altro che una statistica che riguarda il tempo utile d’uso dell’Hard Disk (così come anche le SSD) quando questo comincia ad avere dei problemi di funzionalità. Alcuni programmi possono dedurlo, altri invece tendono ad essere molto vaghi e lasciano il calcolo alla persona. Ma vediamo di scendere nei dettagli di come è possibile comprendere al meglio l’esistenza di questa statistica.
Cominciamo col dire che il calcolo è molto semplice, è piuttosto l’applicazione che diventa più complesso. Quindi partiamo da una base: se un Hard Disk può funzionare per 24 continuamente (ed intendiamo a PC sempre acceso per 24 ore con le sue operazioni classiche in background) senza avere alcun tipo di problema (e su questo s’intende quando viene rilevato un settore più difficile da leggere o la testina si ferma per riavviarsi per un problema meccanico) il valore MTBF è appunto – 24. Se viene incontrato un singolo problema in entrambi i campi durante queste 24 ore, il valore MTBF è invece 12. Ogni singolo problema di funzione impatta perciò quello che viene definito come MTBF.
Il motivo dell’esistenza di questa statistica sta in due importanti aspetti, che riguarda il tempo d’uso rimasto nel nostro HDD, così come quello che dobbiamo prendere di preferenza quando ne acquistiamo uno. Ad esempio, è chiaro che se dobbiamo utilizzare spesso un Hard Disk e ne vogliamo uno che duri molti anni, un valore MTBF di 24 è l’assoluto top della gamma. Un valore più basso di MTBF non solo significherà che l’Hard Disk durerà ad esempio 7 anni invece che 10, ma anche che recuperare eventuali dati persi sarà più impegnativo e complicato. Un Hard Disk perciò che ha milioni d’ore di MTBF è di tutto rispetto.
Tuttavia, non bisogna comunque basarsi esclusivamente su queste informazioni. Alcuni produttori sono capaci di eseguire dei test che non rappresentano davvero l’uso casalingo d’un HDD, mentre altri invece fanno diversi test con operazioni di lettura e scrittura che sono fin troppo intensi per un uso normale. Diciamo che usando questi mezzi comunque, sono capaci di trovare una via di mezzo per questa definizione, ottenendo così una cifra opportuna.
Se c’è qualcosa che si può dire a proposito dell’MTBF, alla fine dei conti, è che rappresenta lo stesso un buon spunto per informarsi un po’ di più a proposito dell’Hard Disk. Come già detto è anche un buon modo per accettarsi se una SSD è abbastanza longeva, specialmente per quel che riguarda la quantità di lettura e scrittura che queste memorie devono affrontare ogni giorno. Quindi in conclusione su quest’aspetto tecnico dei nostri HDD, è una buona idea controllare se il programma riporta l’MTBF o se il produttore stesso ha qualche informazione al riguardo.
Effettuare voi stessi un test per l’MTBF può essere una buona o una cattiva idea, a seconda dell’età dell’HDD e se intendete farne uso a lungo. E’ comunque un buon modo per comprendere se a tutti gli effetti potete continuare ad usarlo.
Un’altra buona variante al quale bisogna tener d’occhio è l’AFR, nel caso sia presente. Parla dell’Annual Failure Rate e viene rappresentato invece tramite una percentuale. Quest’informazione è più indicativa per prodotti di lunga durata, quindi una stessa serie che viene prodotta per anni ed anni. Se l’AFR è ben al di sotto dell’1%, può essere attualmente adeguato per chi ha bisogno di HDD estremamente affidabili.